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Cleve Backster è stato tra gli esperti più rinomati nell’uso della macchina della verità. Nel 1966 ebbe l’idea di applicare gli elettrodi di una di queste macchine ad una pianta d’appartamento per vedere se si manifestassero delle reazioni. Scoprì così alcune cose estremamente sorprendenti…
Mentre eseguiva i suoi esperimenti pensò: “Darò fuoco ad una foglia della Dracena!”ma nello stesso momento in cui formulò questo pensiero ed ancora prima di prendere in mano un fiammifero, il plotter di misurazione segnalò un’impennata! Lo scienziato uscì dalla stanza e quando rientrò tenendo in mano i fiammiferi, l’apparecchio registrò una nuova oscillazione.
E’ possibile che le piante pensino? E se la risposta è affermativa, come fanno le piante a recepire i pensieri umani?
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Un giorno un fisiologo canadese fece visita al laboratorio di Backster per osservare le reazioni delle piante, ma le piante restarono mute. Alla domanda del fisiologo, se egli avesse qualcosa a che fare con la distruzione delle piante, Backster rispose: “Sì, le metto a seccare in un forno per determinarne il loro peso a secco.” Evidentemente le piante lo sapevano e quindi si erano finte morte.
“I pensieri sono una forma di energia. La fisica ci insegna che l’energia non può andare perduta. Nasce quindi la domanda: dove va l’energia dei nostri pensieri?” |
Di grande effetto furono poi ulteriori esperimenti:
FOTO Backster ricevette un giorno la visita di un giornalista. Con l’aiuto del suo galvanometro che aveva collegato ad un Filodendro (pianta rampicante), volle scoprire l’anno di nascita del reporter. Backster elencò una serie di anni ai quali il giornalista doveva, come d’accordo, rispondere ogni volta con un monotono “no”. A test terminato Backster lesse il risultato del diagramma: la pianta aveva percepito esattamente quando il reporter aveva mentito scoprendo così quanti anni egli avesse.
Esperimenti analoghi sulle piante sono stati effettuati nell’ex Unione Sovietica. Gli studiosi di Akademgorok sono certi che le piante abbiano una memoria! Secondo loro infatti, esse sono in grado di memorizzare impressioni/sensazioni per un periodo di tempo considerevole. A questa conclusione giunsero in seguito ad un esperimento compiuto su una pianta di Geranio, che era stata maltrattato da un uomo il quale aveva inciso alcune foglie con un ago, le aveva poi cosparse di acido oppure le aveva bruciate. Un altro uomo invece, si era preso cura di lei in modo molto amorevole: la bagnava, smuoveva il terriccio e curava le sue ferite. Al termine di questa terapia da shock, la pianta venne collegata alle apparecchiature di misurazione… Non appena le si avvicinò il suo torturatore, il plotter iniziò a scrivere in modo incontrollato – essa fu presa letteralmente dal panico. Quando invece questi si allontanò e le venne incontro il suo benefattore, la pianta si calmò rapidamente.
In un altro laboratorio sei studenti bendati tirarono a sorte. Ad uno di essi toccò il compito di recarsi nella stanza adiacente dove si trovavano due piante: egli dovette estirpare e calpestare una delle due. La cosa doveva avvenire in segreto e, oltre alla seconda pianta, non dovevano esserci altri testimoni. La pianta fu quindi collegata ad una macchina della verità e gli studenti furono fatti entrare singolarmente nella stanza. Davanti a cinque studenti la pianta non dette alcun cenno di reazione, ma non appena si avvicinò il “colpevole”, il galvanometro sussultò notevolmente.
“E’ un dato di fatto che l’uomo possa comunicare con le piante, in quanto sono esseri viventi collegati a noi attraverso i campi morfici. Ci possono apparire sorde, mute e cieche, ma non c’è alcun dubbio sul fatto che le piante siano esseri estremamente sensibili in grado di percepire anche i sentimenti umani.”
Dott. Marcel Vogel
I sensazionali risultati di questi esperimenti indussero 7000 scienziati a richiedere a C. Backster la relativa documentazione. Numerosi scienziati iniziarono a loro volta a condurre esperimenti sulle piante ed aumentarono quindi le notizie del tipo: “un albero inizia a tremare se si avvicina il tagliaboschi”, oppure “le carote reagiscono impaurite alla vista di un coniglio”, e ancora “le piante crescono meglio se ci si rivolge loro in modo gentile”.
FOTO Il prof. Indiano T.C.N. Singh, fornì la prova che i fiori e perfino campi interi “trattati” periodicamente con la musica, crescono in modo molto più rigoglioso, sia a livello delle piante stesse che dei loro frutti. Nei suoi esperimenti egli “inondò” le sue piante da vaso con onde sonore e constatò una cosa sorprendente: dopo otto settimane di musica le foglie erano aumentate del 22% ed i fiori del 52%! L’esperimento consisteva nel trasmettere della musica per mezz’ora al giorno con l’aiuto di un giradischi ed un altoparlante, e fu inoltre possibile concludere che vi sono differenze anche in base al genere di musica. Se da una parte infatti, esse mostrarono decisamente di gradire la musica classica, quella jazz, rock e country si dimostrò invece inibitrice della crescita.
I coniugi Hashimoto sono riusciti ad insegnare ad un cactus a contare ed a sommare fino a venti. Alla domanda quanto fa 2×2 ad esempio, la pianta rispose con dei toni che, una volta decodificati, diedero luogo a quattro ben distinte oscillazioni, una accanto all’altra.
FOTO Uno dei ricercatori più di successo, l’americano Luther Burbank, parlava alle sue piante come fossero sue buone amiche. Così facendo, egli riuscì ad ottenere un cactus privo di spine.Burbank confidò al famoso Yogi Paramahansa Yogananda, di parlare spesso con le sue cactacee per avvolgerle in un’aura di amore, dicendo loro: “non dovete avere paura, non avete bisogno delle vostre spine perché io vi proteggerò.”
Ci vollero anni ma alla fine Burbank poté sfoggiare il suo cactus senza spine.
Ulteriori esperimenti dimostrarono che le piante e le persone che si prendono cura di loro, sono legate da un rapporto molto stretto che permane anche a distanza. Una conoscente di Backster fece un viaggio di 3000 miglia attraverso l’America e ad ogni atterraggio esuccessivo nuovo decollo, le piante reagivano alle sensazioni di paura della persona che le accudiva. Essa infatti aveva una paura incontrollata di volare. Backster decise quindi di spostare le piante e di metterle in una gabbia di Faraday, nonché in un contenitore di piombo isolato. Tutte queste schermature si rivelarono però completamente inutili, poiché nessuno di questi accorgimenti fu in grado di spezzare l’unione tra questa persona e le sue piante.
Già nella newsletter precedente, nella quale abbiamo parlato dell’acqua e degli esperimenti di Masaru Emoto, avevamo detto che i pensieri sono una forma particolare di energia. Si tratta di un’energia molto sottile, invisibile all’occhio umano ma misurabile con apparecchiature specifiche; il primo a farlo fu nel 2002 il Prof. Roger Nelson dell’Università di Princeton negli USA.
Le piante, gli uomini e gli animali, sono collegati tra loro attraverso i cosiddetti campi morfici. Il biologo H.C. Waddington, dedusse dalle sue ricerche sui campi morfogenetici che “la natura possiede una memoria” ed il naturalista Rupert Sheldrake confermò questa asserzione con i risultati delle proprie ricerche: “esiste un collegamento di tipo telepatico che unisce tra loro tutti gli esseri viventi.”
Per ulteriori informazioni sui campi morfici, visitate il nostro sito.
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